Baldo Raineri: l’allenatore “professore” che ha esportato in Albania il 4-3-3 di Zeman

Lo scorso 18 novembre, allo stadio "Ferraris" di Genova, l'amichevole tra Italia e l'Albania. Sugli spalti, la pacifica invasione del popolo albanese, orgoglioso di una storia antica e gloriosa, che risale al primo millennio a.C., quando il Paese era abitato dagli Illiri, i loro più antichi antenati.

Lo scorso 18 novembre, allo stadio “Ferraris” di Genova, l’amichevole tra Italia e l’Albania. Sugli spalti, la pacifica invasione del popolo albanese, orgoglioso di una storia antica e gloriosa, che risale al primo millennio a.C., quando il Paese era abitato dagli Illiri, i loro più antichi antenati.

Strano Paese, l’Albania. Vittima di un’infinità di pregiudizi che, agli occhi dell’italiano medio, la dipingono solo come un Paese di emigranti. Retaggio del passato, di quel periodo che a cavallo tra anni Ottanta e Novanta ha visto decine di migliaia di albanesi affrontare i marosi del Mare Adriatico per raggiungere le coste della Puglia.

E vivere sulla propria pelle il sogno italiano, ammirato fino ad allora solo sui piccoli schermi delle televisioni in bianco e nero che captavano a stento il segnale Rai.

Tra il 1997 e il 1999, l’ondata di immigrazione più massiccia. Un gommone che cola a picco, sedici albanesi morti affogati. Le lacrime di coccodrillo di Berlusconi, l’indignazione di un Paese che non poteva dimenticare il rapporto preferenziale storicamente avuto con l’Albania. Protettorato italiano durante la prima guerra mondiale, occupato militarmente dal regio esercito tra il 1939 e il 1943.

Ma da allora qualcosa è cambiato. L’Albania non è più l’ultimo avamposto comunista dell’Europa occidentale. Il Paese ha compiuto una faticosa ma positiva transizione all’economia di mercato, aprendosi al mondo dopo decenni di cronico isolamento. Un’apertura sublimata dal passaggio in Italia di alcuni dei suoi più validi calciatori.

Ogni tifoso italiano ricorda bene i vari Myrtaj, Bogdani e Tare, elencati in rigoroso ordine di arrivo nel nostro Paese. Casualmente, tutti e tre centravanti, capaci di ritagliarsi a suon di gol uno spazio più che dignitoso nel nostro calcio.

La statua dell'eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Skanderbeg, accanto alla bandiera della terra delle Aquile.

La statua dell’eroe nazionale albanese Giorgio Castriota Skanderbeg, accanto alla bandiera rossonera della terra delle Aquile.

L’Albania, dicevamo. Abitata da un popolo di pastori, contadini e pescatori. Una terra di dignitosa povertà. E di eroi che hanno fatto la storia. Su tutti, Giorgio Castriota Skanderbeg, eroe nazionale che durante il XV secolo scacciò a più riprese l’invasore ottomano, diventando la “bestia nera” del sultano Murad II e riuscendo a preservare fino alla sua morte l’indipendenza del Paese.

A Skanderbeg, eroe popolare che l’allora Papa Callisto III proclamò “atleta di Cristo” (un’espressione che è tutta un programma), è dedicata la piazza principale di Tirana, la capitale politica del Paese. Dato che quella morale è Scutari, la “Venezia balcanica” sede della squadra più antica di Albania; il Vllaznia, sulla cui panchina quest’anno siede un italiano di Trapani trapiantato da trent’anni in Svizzera: Baldassarre “Baldo” Raineri, 52 anni e di mestiere allenatore di calcio.

Baldo Raineri, 52 anni, è già alla sua terza vita. La prima nella sua Castelvetrano, in Sicilia. La seconda in Svizzera, dove è emigrato nel 1988. La terza da quest'anno, a Scutari, in Albania, dove allena la squadra locale del Vllaznia, in serie A.

Baldo Raineri, 52 anni, è già alla sua terza vita. La prima nella sua Castelvetrano, in Sicilia. La seconda in Svizzera, dove è emigrato nel 1988. La terza da quest’anno, a Scutari, in Albania, dove allena la squadra locale del Vllaznia, in serie A.

Il suo nome non è molto noto tra i tifosi italiani, complice una carriera che si è svolta interamente dalle parti del Canton Ticino, partendo dalle categorie inferiori fino ad arrivare tra i professionisti. Merito di un carattere forte e combattivo, che ha portato un ex giocatore dilettantistico a guadagnarsi nel 2003, dopo decenni di passione e sacrifici, la panchina del Bellinzona.

Una piazza dove qualche tempo dopo sarebbe arrivato un tecnico che non ha bisogno di presentazioni: Vladimir Petkovic, seguito nel triennio 2008-2011 dal sammarinese Marco Ragini, che a questo blog ha raccontato la sua storia di emigrante del pallone, prima in Svizzera e poi in Lituania (e adesso di nuovo nel Paese elvetico, a Locarno, in serie C).

Alla fine, dopo tanta gavetta, Raineri la copertina se l’è conquistata.

In Albania con i risultati, dato che a metà campionato la squadra viaggia in una posizione di classifica più che tranquilla, in linea con gli obiettivi fissati dalla società a inizio stagione. In Italia con un video, ripreso dalla nota pagina facebook Calciatori brutti che lo ha consacrato a personaggio della settimana.

Un filmato dove Raineri sfoga tutta la sua gioia in faccia a una telecamera, mimando con straordinari effetti comici un aeroplanino già fatto volare ai tempi del Bellinzona. Un’esultanza memorabile nella sua geniale stravaganza, espressione di uno spontaneo moto di entusiasmo sprigionato dalla rete siglata al 90′ da Sebastian Sosa, che ha regalato al Vllaznia un’importante vittoria contro il Laçi.

Baldo Raineri non è nuovo all'esultanza dell'aeroplanino. Come Vincenzo Montella, anche Raineri, già ai tempi del Bellinzona, festeggiava le vittorie allargando le braccia e agitandole come ali, trasformando il suo corpo in una fusoliera umana.

Baldo Raineri non è nuovo all’esultanza dell’aeroplanino. Come Vincenzo Montella, anche Raineri, già ai tempi del Bellinzona, festeggiava le vittorie allargando le braccia e agitandole come ali, trasformando il suo corpo in una fusoliera umana.

Ma Raineri non è una macchietta. È prima di tutto un tecnico professionista, che dopo due anni di stop forzato in un calcio ticinese che non gli faceva più suonare il telefono, ha deciso di seguire l’ambizioso imprenditore (ed ex coordinatore tecnico del Lugano) Roberto Nava in un’avventura unica nel suo genere.

In effetti, non capita tutti i giorni di vedere uno spostamento per ragioni professionali sull’asse Italia-Albania che non preveda il bel Paese come punto di approdo.

Un primo passo che ha fatto scuola, pensando alla recente creazione di Agon Channel da parte dell’editore televisivo Francesco Becchetti. Un’emittente che rimanendo in ambito calcistico, ha lanciato un talent-show per individuare giovani talenti da destinare al Leyton Orient, squadra di League one di proprietà dello stesso Becchetti. Un qualcosa che contribuisce a rafforzare ancora di più il gemellaggio tra Italia e Albania, all’insegna dello sport più bello e più divertente del mondo.

Tornando al protagonista della nostra storia, di Raineri colpisce la schiettezza. L’ex allenatore di Bellinzona, Mendrisio e Biasca si è raccontato in una lunga intervista telefonica, che consegna di lui l’immagine di uomo del Mezzogiorno che per inseguire i propri sogni, ha lasciato a 26 anni l’amata Castelvetrano per la Svizzera, dove ha alternato per diverso tempo l’hobby dell’allenatore con il lavoro da rappresentante di un’azienda operante nel settore del caffè. Un personaggio “sui generis”, simbolo di un calcio genuino e passionale ormai in via di estinzione.

Foto di squadra del Castelvetrano, dove Baldo Raineri ha giocato per qualche tempo prima di emigrare in Svizzera. Raineri è il terzo della fila in basso. La sua esperienza da calciatore è terminata presto, ma il frettoloso abbandono del calcio giocato è stato compensato da una carriera da allenatore iniziata a soli 31 anni.

Foto di squadra del Castelvetrano, dove Baldo Raineri ha giocato per qualche tempo prima di emigrare in Svizzera. Raineri è il terzo della fila in basso. La sua esperienza da calciatore è terminata presto, ma il frettoloso abbandono del calcio giocato è stato compensato da una carriera da allenatore iniziata a soli 31 anni.

Mister, è la prima volta che si racconta al pubblico italiano. Ci parli un po’ di lei.

«Sono nato nel 1962 a Castelvetrano, in Provincia di Trapani. 25 anni fa mi sono trasferito in Svizzera, a Bellinzona, dove ho conosciuto la ragazza che sarebbe diventata mia moglie e che mi ha regalato 5 splendidi figli».

Da dove deriva la sua passione per il calcio?

«Come tutti gli altri ragazzi, ho cominciato a dare calci a un pallone a casa mia, in Sicilia. Da giovane ho giocato prima come difensore centrale prima nella Folgore e poi nel Castelvetrano, la squadra della mia città, tra Eccellenza e Interregionale. Quindi, la decisione che mi ha cambiato la vita: nel settembre 1988 sono emigrato in Svizzera».

A Bellinzona è iniziata la sua carriera di allenatore…

«Prima mi sono sistemato sul fronte lavorativo e ho cominciato a mettere su famiglia. Dopo avere raggiunto la sicurezza economica, sono rientrato nel mondo del calcio nel 1993 come tecnico del Codeborgo, in Eccellenza, dove sono rimasto due anni. Poi, una stagione al Gorduno e due al Giornico, sempre in Eccellenza, dove ho conquistato la mia prima promozione in serie D».

Baldo Raineri ai tempi della sua esperienza da allenatore del Bellinzona, dove è rimasto tra il 2003 e il 2005, prima di essere sostituito da Vladimir Petkovic.

Baldo Raineri ai tempi della sua esperienza da allenatore del Bellinzona, dove è rimasto tra il 2003 e il 2005, prima di essere sostituito da Vladimir Petkovic.

È lì che è cominciata la sua scalata al calcio svizzero che conta?

«In un certo senso sì. Subito dopo la vittoria del campionato con il Giornico, sono stato ingaggiato dal Malvaglia e l’anno successivo dallo Stabio, in serie C1. Lì sono rimasto due anni, prima di trascorrere quattro stagioni tra Biasca e Bodio, dove ho conquistato due promozioni dalla serie C2 alla C1. Un bel trampolino di lancio prima del passaggio nel 2003 al Bellinzona, in Challenge League (la nostra serie B, nda)».

Quella è stata l’esperienza più importante della sua carriera. Almeno fino alla chiamata del Vllaznia…

«Sì, a Bellinzona ho trascorso due anni importanti, conditi da un sesto e un ottavo posto. Dopo, ho allenato altre tre squadre del Ticino: Sementina, Mendrisio e Biasca, prima di uno stop forzato di un paio d’anni. Quindi, lo scorso giugno il presidente del Vllaznia Roberto Nava, che già conoscevo di fama, mi ha offerto la panchina della prima squadra: ovviamente ho accettato».

Può già fare un primo bilancio di quest’esperienza?

«Che dire, a Scutari mi trovo benissimo. La gente è stupenda: il popolo albanese ha grande dignità. In casa vengono a vederci quasi 20.000 persone…I tifosi del Vllaznia hanno per la loro squadra una passione straordinaria. Ogni partita è un incredibile spettacolo di colori».

Scutari è nota come la “Venezia albanese”. È davvero così bella?

Calcio albanese che passione! Raineri allena il Vllaznia, una delle squadre più seguite del Paese. I tifosi rossazzurri riversano su Raineri tutto il loro calore. Lo fermano per strada e lo chiamano "professore", l'appellativo con cui in Albania si chiama familiarmente l'allenatore.

Calcio albanese che passione! Raineri allena il Vllaznia, una delle squadre più seguite del Paese. I tifosi rossazzurri riversano sul tecnico di Castelvetrano tutto il loro calore. Lo fermano per strada chiamandolo “professore”, il titolo con cui in Albania si definisce familiarmente l’allenatore.

«Meravigliosa. 120.000 abitanti in una cittadina splendida dove tutti vanno in bicicletta. Ma ciò che più mi ha colpito di questo popolo è il suo grande orgoglio: gente semplice e generosa che, quando mi vede per strada ,mi saluta e mi sorride stringendomi la mano e chiamandomi “professore”».

Come “professore”?

«Eh sì, devi sapere che in Albania l’allenatore non viene chiamato con l’appellativo di “mister” ma per l’appunto di “professore”! Professore di qua, professore di là…Ogni volta che esco di casa sono circondato da un affetto che mi emoziona e mi fa stare bene. Il Vllaznia è la squadra più antica del Paese: nel suo palmares ha 9 scudetti, 6 coppe nazionali e due supercoppe d’Albania. Non proprio gli ultimi arrivati…Sono orgoglioso di allenare una squadra così importante».

E dal punto di vista dei risultati? Come sta andando?

«Siamo a 2/3 di stagione e i ragazzi sono in linea con l’obiettivo iniziale fissato dalla società: una tranquilla salvezza. Siamo a metà classifica e non mi posso lamentare, anche perché in squadra ci sono tanti giovani, molti del quali provenienti dal vivaio. Quattro dei miei ragazzi sono nel giro dell’under-21 albanese: è la dimostrazione che stiamo lavorando bene».

Raineri in Albania è diventato uno degli sportivi più amati. Il suo carattere sanguigno e appassionato ha fatto innamorare tutti i tifosi albanesi, non solo i sostenitori del Vllaznia. Tante le copertine che gli sono state dedicate fin qui dai giornali locali.

Raineri in Albania è diventato uno degli sportivi più amati. Il suo carattere sanguigno e appassionato ha fatto innamorare tutti i tifosi albanesi e non solo i sostenitori del Vllaznia. Tante le copertine dedicategli dai giornali locali.

Per il pubblico italiano, la serie A albanese è un rebus. Tanto per capirci qualcosa di più, la “Kategoria superiore” corrisponde al livello di quale campionato del nostro Paese?

«Non ho mai allenato in Italia e quindi non sono la persona più adatta per fare un paragone. Posso solo dire che equivale all’incirca alla serie B svizzera. Un campionato di discreto livello che negli ultimi anni sta facendo passi da gigante: i recenti successi della Nazionale albanese lo dimostrano, per non parlare dei tanti ragazzi di qui che giocano in Italia. Vedi Lila che è sbarcato a Parma».

Con il Vllaznia ha firmato un contratto annuale. Conta di rimanerci anche in futuro? Oppure ha altri progetti?

«Al momento l’unica certezza è la mia permanenza a Scutari fino a giugno. Dopo, non lo so ancora, anche se devo confessarti di avere ricevuto delle offerte interessanti da parte di società albanesi più quotate. Poi ci sarebbe un sogno…»

Quale, mister (ehm, volevo dire professore)?

«Allenare in Italia, no? Come il mio mentore, Zdenek Zeman. Mi sento siciliano dentro e come il tecnico boemo mi piacerebbe cominciare a lavorare in Sicilia, magari alla corte del Presidente Morace, a Trapani. Prima di andare in Albania, ho fatto un salto a casa per comprendere le ragioni del miracolo sportivo che ha portato il Trapani ai vertici del campionato di serie B. Ho trovato una società fantastica, Trapani è un esempio positivo di come una buona programmazione possa portare a grandissimi risultati. Mister Boscaglia ha svolto un lavoro eccezionale».

Ha mai ricevuto un’offerta per venire a lavorare in Italia?

«Non una ma due, dalla serie B e dalla Lega Pro. Prima o poi il matrimonio si farà. Anche se prima devo conseguire il patentino Uefa Pro, senza il quale non si può allenare da nessuna parte, ormai.

Il divertente fotomontaggio che campeggia sull'immagine di copertina del profilo facebook di Baldo Raineri. Al suo fianco, l'allenatore che più ha influenzato il suo modo di intendere il calcio: Zdenek Zeman.

Il divertente fotomontaggio che campeggia sull’immagine di copertina del profilo facebook di Baldo Raineri. Al suo fianco, l’allenatore che più ha influenzato il suo modo di intendere il calcio: il boemo Zdenek Zeman, mister 4-3-3.

Pensa che per allenare il Vllaznia ho approfittato di una deroga che mi è stata concessa dalla Federazione albanese, in virtù di un gemellaggio stipulato con la Figc. A maggio se tutto va bene prenderò anche questo patentino. Ma guarda te se a 52 anni ancora devo studiare…»

Ha detto di ispirarsi a Zdenek Zeman, l’allenatore che più di tutti ha saputo portare in Italia un calcio spettacolare e più attento ad accontentare il pubblico che a ottenere risultati. Non crede che per avere successo nel calcio moderno, ci voglia una giusta via di mezzo?

«Zeman è il mio mentore ma pratico un’idea di gioco tutta mia, con elementi del calcio totale olandese e di quello spagnolo, dal punto di vista dei movimenti e dell’organizzazione. Mi piace difendere alto per non fare ripartire gli avversari. Tutta la squadra deve partecipare alla manovra, in fase di possesso e di non possesso…La regola numero uno della mia filosofia calcistica è pressare alto per rubare palla, per riuscire a praticare un calcio propositivo e spettacolare».

Raineri in Albania è diventato un personaggio mediatico di successo. Il suo rapporto coi media è sempre mediato da un interprete. Troppo difficile imparare l'albanese, ai suoi giocatori parla in inglese.

Raineri in Albania è diventato un personaggio mediatico di successo. Il suo rapporto con la stampa è sempre mediato da un interprete. Troppo difficile imparare l’albanese, ai suoi giocatori parla in inglese.

Questa sua attenzione ai particolari richiede buone capacità di comunicazione. Come ha fatto per trasmettere le sue idee ai ragazzi del Vllaznia? Ha studiato la loro lingua?

«L’albanese è una lingua tosta, ho imparato giusto le parole fondamentali. Durante gli allenamenti e le partite parlo in inglese, ormai lo conoscono tutti. Nelle conferenze stampa e nelle interviste, invece, la società mi ha affiancato un interprete che mi dà una mano a comunicare con i media».

Torniamo un attimo alle faccende di casa nostra. Il calcio italiano se la passa maluccio…Pochi risultati e ancora meno giovani di valore che riescono a ritagliarsi uno spazio importante. Si è fatto un’idea su chi siano i responsabili di questo sfacelo?

«La colpa è di chi ricerca il risultato a ogni costo. Zeman ce l’ha insegnato: prima il gioco, poi il risultato. Purtroppo le società hanno sempre poca pazienza. Si riempiono la bocca di belle parole, lodando l’atteggiamento di quegli allenatori -pochi a dire il vero- che puntano tutto sulla fame e sulla voglia di sfondare dei più giovani. Ma quando le cose cominciano a girare male, scatta l’esonero. Vedi Giulini a Cagliari…Al calcio italiano manca la pazienza. La Svizzera è un’altra cosa. Lì i tifosi sono altrettanto esigenti, ma ti lasciano lavorare in pace e senza generare tensioni che finiscono per danneggiare tutto l’ambiente. Per non parlare dell’Albania…»

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Raineri lo ha sempre ammesso. Durante la partita si trasforma e diventa difficile frenare i suoi bollenti spiriti. Ma mai nella sua carriera ha mancato di rispetto agli avversari. A dimostrarlo i tanti complimenti e le frequenti strette di mano che riceve dai tifosi delle squadre rivali del Vllaznia, quando lo incontrano a Scutari.

Perchè, a Scutari cosa ha trovato di diverso rispetto al nostro Paese?

«In Albania ci sono umanità e rispetto. Mi è capitato spesso di essere avvicinato da tifosi di altre squadre rivali. Mi aspettavo qualche sfottò, qualche presa in giro…In campo a volte esagero, anche se non mi capita mai di mancare di rispetto agli avversari, sia chiaro. E invece, giù strette di mano e complimenti. Una sportività davvero esemplare. Dovremmo prendere spunto da loro».

Con queste belle parole, Baldo Raineri assesta un sonoro calcio nel sedere ai pregiudizi e agli stereotipi che animano ancora oggi un atteggiamento diffuso, tipico di quegli Italiani che vedono il loro Paese come il centro del mondo, ribadendone la superiorità culturale e morale (?).

Il tecnico del Vllaznia disegna dell’Albania un ritratto sincero e leggero, tracciando con le parole un ponte ideale tra due culture, non solo calcistiche, che non sono poi così diverse. Anzi, una differenza di fondo c’è, eccome: il piccolo Paese balcanico pratica un calcio genuino e scevro da contaminazioni e implicazioni economiche, che finiscono per spolparne la dimensione umana.

Raineri al Vllaznia ha trovato l'ambiente ideale per esprimere se stesso e non solo la sua filosofia di gioco. L'Albania è stata per Raineri una piacevole scoperta. Nessun problema di adattamento, come avviene a tutti i veri "palloninfuga".

Raineri al Vllaznia ha trovato l’ambiente ideale per esprimere se stesso e non solo la sua filosofia di gioco. L’Albania è stata per Raineri una piacevole scoperta. Nessun problema di adattamento, come ogni “palloninfuga” che si rispetti.

Raineri a Scutari è una sorta di divinità. Il rispetto, l’amicizia e la sincera ammirazione che il popolo albanese nutre nei suoi confronti, è la più chiara dimostrazione della concezione tradizionale che questo allenatore emigrante ha del calcio. Un mondo magico, dove ognuno deve fare la sua parte, rispettando gli avversari e cercando sempre di vincere convincendo, senza quella attenzione spasmodica al risultato a tutti i costi che finisce per impoverire i contenuti tecnici delle partite.

La storia di Baldo Raineri è quella di un emigrante alla seconda. Un siciliano trapiantato in Svizzera che a cinquant’anni suonati lascia gli affetti della famiglia per abbracciare un piccolo Paese dei Balcani, integrandosi alla perfezione in una realtà culturalmente agli antipodi.

In Albania, è proprio il caso di dirlo, il professore ha fatto scuola. Merito di Baldo Raineri, capace di far innamorare di sè un popolo generoso e splendido come è quello albanese.

In Albania, è proprio il caso di dirlo, il professore ha fatto scuola. Merito di Baldo Raineri, capace di far innamorare di sè un popolo generoso e splendido come è quello albanese, in barba ai soliti triti e ritriti luoghi comuni.

Almeno sulla carta, dato che il tecnico di Castelvetrano, prima di partire per Scutari, nel luglio di quest’anno, aveva dichiarato in quest’intervista:

«Non mi fa paura partire per l’Albania. Alla fine il calcio è uguale da tutte le parti: devi solo saperti adattare».

Una lezione di vita che ogni “palloninfuga” deve fare sua per imporsi ovunque nel mondo, senza chiusure mentali.

Il commiato di Baldo Raineri dal Vllaznia, celebrato sulla prima pagina di uno dei principali quotidiani sportivi albanesi.

Il commiato di Baldo Raineri dal Vllaznia, celebrato sulla prima pagina di uno dei principali quotidiani sportivi albanesi.

Rifuggire dai luoghi comuni, per approdare in luoghi speciali: proprio come Scutari, la Venezia di Albania, dove Baldo Raineri ha trovato una calda accoglienza. E un rispetto che solo un bravo “professore”, come lo chiamano con affetto i tifosi del Vllaznia, merita di avere dai suoi “allievi”: in questo caso i passionali e numerosissimi tifosi rossazzurri.

  • Aggiornamento del 3/03/2015: Baldo Raineri non è più l’allenatore del Vllaznia. A costargli il posto un filotto di sconfitte consecutive che hanno convinto la proprietà ad allontanarlo. Ma che non hanno rovinato l’ottimo rapporto che si è venuto a creare tra Baldo e la tifoseria della storica squadra di Scutari, come Raineri sottolinea in una videointervista rilasciata a Supersport.